West Nile, ad Arezzo primo caso autoctono
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“Se abbiamo un caso autoctono ce ne potranno essere anche altri, magari in numero limitato e sempre con sintomatologie blande, come nel caso di questo paziente”.
Danilo Tacconi, primario delle malattie infettive all'ospedale San Donato di Arezzo, si esprime sul primo caso “autoctono” di infezione da West Nile Virus. Quello aretino è stato anche il primo caso in Toscana, dopo la donna che si era infettata a Latina e ricoverata al San Donato.
Febbre, malessere ed eruzione cutanea, questi i sintomi manifestati dal paziente e che hanno insospettito il medico di base. La segnalazione è partita da lui, poi c'è stato l'iter necessario per la conferma del caso.
“Il medico di base è stato monto attento – prosegue Tacconi – questo è il primo caso autoctono, non collegato al primo caso della donna che aveva contratto il virus in precedenza (a Latina ndr).
A differenza di altri virus, in questo caso la zanzara si infetta attraverso la puntura di “animali serbatoio”, prevalentemente uccelli e quindi non è la zanzara che migra da un’area endemica all’altra ma è più frequente lo spostamento dei volatili (infetti ndr), da una regione all'altra, dove era già presente il viurs”.
Tacconi conferma che non c'è un vaccino, l'unico modo di prevenire è evitare la puntura di zanzara. Nel frattempo la Asl Toscana sud est ha disposto un rafforzamento delle attività di controllo delle zanzare mentre il Comune di Cortona ha programmato interventi straordinari di pulizia dei pozzetti e di trattamento anti larvale a Camucia.
“Il paziente è giovane, per fortuna sta bene e non ha avuto bisogno del ricovero – precisa Tacconi - come accade nella maggior parte delle infezioni da West Nile. Sappiamo che nell’80% delle infezioni, i pazienti sono paucisintomatici (con pochi sintomi ndr). La prevenzione è possibile attraverso la riduzione della possibilità della puntura delle zanzare quindi con l’uso di repellenti sia per la cute che per il vestiario, l’utilizzo di zanzariere e l’attenzione nei propri giardini o negli orti al ristagno di acqua”.
I casi però, a livello nazionale, sono raddoppiati. “I casi sono quasi il doppio rispetto allo scorso anno – conclude Tacconi – circa 460 casi, le morti ad oggi collegate a questo tipo di infezione, che ovviamente che riguardano prevalentemente persone anziane, immuno depresse e fragili, sono 27. E' un fenomeno che va sorvegliato e controllato. Dobbiamo attivarci con tutti quei provvedimenti che riducono la circolazione della zanzare infette”.