Investito sulle strisce, la moglie annuncia sciopero della fame

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“Io non contesto la decisione del giudice, contesto la legge. Vogliamo delle pene più severe. Abbiamo già inviato le lettere alle autorità competenti e raccoglieremo delle firme per poter cambiare la legge. All’estero per questo tipo di reato ci sono da tre anni di prigione a 17 anni per i casi più gravi”. E' questo l’appello lanciato da Monica Rus, moglie di Daniel Rus il 51enne investito sulle strisce in via Fratelli Lumiere ad Arezzo il 2 aprile 2024. Le condizioni dell’uomo apparvero subito gravissime, soccorso con il Pegaso fu portato all’ospedale delle scotte di Siena dove lottò tra la vita e la morte per nove mesi, poi a quello di Montevarchi fino alla morte sopraggiunta il 16 dicembre 2024. Sul caso venne avviato un procedimento penale e dopo il decesso di Daniel, il capo di imputazione venne modificato in omicidio stradale. Nei giorni scorsi il Gip Claudio Lara ha accolto la richiesta di patteggiamento e ha pronunciato la condanna ad un anno di reclusione per la donna con sospensione della patente per sei mesi. La moglie di Daniel ieri mattina ha organizzato una manifestazione di protesta, pacifica ma ferma, di fronte al tribunale di Arezzo, dopo che la donna che investì con la sua auto Daniel è stata condannata ad un anno di reclusione con la sospensione della patente per sei mesi.
“Fra sei mesi lei potrà guidare per le nostre strade, mio marito non c'è più. Non deve più capitare. Chi si trova alla guida di un'auto è come se possedesse un'arma. In qualsiasi momento si possono distruggere famiglie e vite”. Poi l'annuncio dell'avvio di uno sciopero della fame.
“La sottoscritta Monica Rus comunica formalmente l’avvio di uno sciopero della fame, a decorrere da 27.10.25, davanti al Tribunale di Arezzo – scrive la donna - tale forma di protesta pacifica ma determinata, si rende necessaria a seguito dell'esito del procedimento penale che ha visto la condanna, con sospensione della pena, della persona responsabile della morte di mio marito.
Ritengo che la pena comminata sia sproporzionata rispetto alla gravità del fatto. Con questa azione intendo richiamare l’attenzione delle istituzioni su un sistema sanzionatorio che necessita di una profonda revisione normativa”.

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