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Arezzo, libro dedicato a Petri ucciso dalle Br. La vedova: “C'è l'altruismo di Emanuele”

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“Questo libro è la conclusione di un percorso, che arriva non a caso nell'anno del ventennale”.
A parlare è Alma Petri, vedova di Emanuele Petri Sovrintendente della Polfer, Medaglia d'Oro al Valore Civile, vittima del terrorismo ucciso il 2 marzo 2003 in un conflitto a fuoco con due esponenti delle Nuove Br a bordo del treno Roma-Firenze all'altezza della stazione di Castiglion Fiorentino, nell'Aretino.
Oggi ad Arezzo, presso la Casa Museo Ivan Bruschi ad Arezzo, nell'ambito del festival “La città de lettori”, la presentazione del libro“Un poliziotto di nome Lele”.
Il volume, edito dal dipartimento della Pubblica Sicurezza, contiene il romanzo “Le ferite di marzo” della scrittrice perugina Cinzia Corneli, una disamina del giornalista del Corriere della Sera Giovanni Bianconi, una testimonianza dell'Ispettore Ugo Bonelli della Questura di Arezzo ed altri importanti contributi documentali messi a disposizione dalla vedova Alma Broccolini Petri.
“Nella parte del romanzo c'è tanto di “Lele” e del suo altruismo – afferma la vedova – viene infatti ripercorsa la storia dell'amicizia tra Emanuele e un giovane carabiniere, nel libro riportato con uno nome di fantasia per rispettare la sua privacy. Dopo essere stato colpito da encefalo mielite, era rimasto paralizzato. Emanuele – racconta Alma – aveva stretto con lui una grande amicizia e l'anno precedente al suo assassinio dedicava molto del suo tempo libero proprio a lui. Era diventato il suo angelo custode. Il giorno in cui è stato ucciso, non doveva essere in servizio avrebbe dovuto accompagnare alla seduta di fisioterapia questo caro amico. E invece è andata diversamente”.
Alla presentazione del libro anche il dirigente della Polfer di Firenze, Marco Dalpiaz, all'epoca dei fatti dirigente della Squadra Mobile di Arezzo, partecipò dunque attivamente all'arresto della terrorista Nadia Desdemona Lioce che viaggiava su quel treno assieme a Mario Galesi, morto in ospedale per le ferite riportate nel conflitto a fuoco.
Nel libro anche una testimonianza dell'Ispettore Ugo Bonelli della Questura di Arezzo.
“Lele era un amico, un padre e un marito – afferma Bonelli – Lele poliziotto, era il poliziotto che ti trasmetteva sicurezza e tranquillità. Era una “montagna d'uomo”, quindi averlo vicino era una sicurezza non solo per la sua imponenza fisica, ma sopratutto per la sua esperienza nell'attività di sicurezza e polizia”.

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